lunedì 30 giugno 2014

MAPPA CONCETTUALE

IL ROMANZO

IL CONTESTO GEOGRAFICO

IL CONTESTO STORICO

I PERSONAGGI


TECNOLOGIE AGRICOLE


TECNOLOGIE ARTIGIANALI


TECNOLOGIE ARTISTICHE

TECNOLOGIE OTTICHE / ASTRONOMICHE
TECNOLOGIE CIVILI
TECNOLOGIE IDRAULICHE
TECNOLOGIE D'ILLUMINAZIONE
TECNOLOGIE MEDICHE E IGIENICHE
TECNOLOGIE MILITARI
TECNOLOGIE MINERALI
TECNOLOGIE MUSICALI
TECNOLOGIE TESSILI
TECNOLOGIE DI TRASPORTO


ABECEDARIO

AAngelica

B - Baionetta

C - Coupè (Carrozza)

D - Donnafugata

E - Eleganza

FFerrovia

G - Girgenti

HHumus

I - Ingranaggi

L - Locomotiva

MMorfina

N - Nobiltà

OOrologio con catena

P - Pozzo

Q Quattrini

R - risorgimento

SSalina (principe)

T - Tancredi

UUliveto

V - Violini

Z - Zágare

GALLERIA

… Donnafugata con il suo palazzo e i suoi nuovi ricchi era appena a due miglia, ma sembrava sbiadita nel ricordo come quei paesaggi che talvolta si intravedono allo sbocco lontano di una galleria
    (da “il gattopardo”, capitolo terzo)

… Col risultato di dover poi rimanere trentasei ore rintanato in una scatola rovente, soffocato dal fumo nelle gallerie che si ripetevano come sogni febbrili, accecato dal sole nei tratti scoperti …

(da “il gattopardo”, capitolo settimo)

Sulla base di reperti archeologici pervenuti sino ai nostri giorni, è stato possibile stabilire che l’uomo, contemporaneamente alle prime scoperte metallurgiche, intraprese già nel tardo periodo neolitico la realizzazione di gallerie minerarie. Dal passato ci giungono altre sorprendenti testimonianze: secondo Diodoro Siculo, nella Babilonia del 2180 a.C., venne realizzata una galleria lunga circa 1 km sotto il fiume Eufrate; Erodoto ci descrisse la galleria realizzata sull’isola di Samo (Grecia, 687 a.C.). Di grande rilievo furono le gallerie realizzate per vari scopi dai Romani: approvvigionamento dell’acqua, percorsi stradali, drenaggio dei laghi.

                 

Ingresso ed interno della “Crypta Neapolitana”: galleria stradale, lunga 1800 m, costruita dai Romani sotto la collina di Posillipo.

Schema della grande impresa ingegneristica Romana per il drenaggio delle acque del lago del Fucino tramite la costruzione di una galleria lunga circa 5 km.


Pur essendo opere rischiose e complicate, gli innumerevoli vantaggi derivanti dalla realizzazione di gallerie spinsero e tuttora spingono l’uomo ad investire ingenti risorse, economiche e materiali, per la costruzione di queste grandi opere.

   
Le mastodontiche apparecchiature (vero concentrato di tecnologia), utilizzate per la realizzazione delle gallerie: la fresa meccanica a piena sezione , familiarmente chiamata talpa o talpa meccanica (in alto due immagini scattate durante le attività dii assiemaggio)
Nel caso dei collegamenti viari, specie se transalpini, la riduzione delle distanze, insieme alla maggiore velocità ed ai minori tempi di percorrenza sono sicuramente tra i maggiori vantaggi derivanti da questo tipo di soluzione rispetto ad un tracciato di superficie.
Una TBM pronta per iniziare lo scavo
Rappresentazione di una ”Talpa Meccanica” in attività
Moderna galleria realizzata sul raccordo anulare di Roma

PER APPROFONDIMENTO:

                Edilizia Sicura 3. Dall'Uomo Talpa alla Talpa Meccanica




Funzionamento di una talpa meccanica utilizzata per l'ampliamento della metropolitana Londinese



domenica 29 giugno 2014

LA CARTA

… Prima ancora di esser letta essa proclamava la propria importanza, scritta come era su
sontuosi foglietti di carta lucida e con la scrittura armoniosa …
(da “il gattopardo”, capitolo terzo)

… il Sindaco aveva possibilità di controllare la posta in modo inofficioso, e l'inconsueta eleganza della carta lo aveva forse messo in guardia …
(da “il gattopardo”, capitolo terzo)

… Era stata questa donna Rosa a portare a villa Salina, ogni paio di mesi, una reliquia di santi avvolta in carta velina …

(da “il gattopardo”, capitolo ottavo)

Le prime iscrizioni di cui si ha notizia risalgono a 4.000 anni prima di Cristo ed avevano come supporto principale la pietra, le tavolette di argilla e il legno. La pietra venne abbondantemente utilizzata per le esigenze rituali ma era ovviamente poco maneggevole e quindi non utilizzabile per le pratiche amministrative ordinarie. Necessitavano materiali più agili e dopo vari tentativi con rame, piombo, avorio e legno (troppo costosi e comunque poco pratici), si adottarono le tavolette cerate che presentavano il vantaggio di una scrittura veloce ma la pecca di essere costituite da un materiale precario, facilmente danneggiabile. L’utilizzo dell’argilla cruda e/o cotta, si rivelò un buon compromesso ma aveva il difetto di non consentire rapide riproduzioni.


In alto: a sinistra pittura parietale, grotta di Lascaux (Francia); a destra tavoletta d’argilla con caratteri cuneiformi (Mesopotamia). In basso: Luxor (Egitto), bassorilievo con geroglifici

Un passo avanti venne fatto in Egitto con l’utilizzo del papiro (circa 2000 a.C.); dal suo fusto tagliato longitudinalmente, si ricavavano utilizzando soltanto la parte midollare, sottili strisce che sovrapposte in due strati perpendicolari, longitudinalmente e trasversalmente e poi pressate, costituirono i primi rudimentali esempi di carta. Il foglio così preparato presentava su di un lato strisce orizzontali e sull’altro verticali.

Frammento di papiro egizio con scrittura geroglifica. La figura in piedi sulla sinistra è Theuth, il dio che scoprì la scrittura

La fabbricazione della carta così come la conosciamo oggi, è un tecnologia approntata nel II secolo a.C. dai Cinesi che precedentemente utilizzavano la più costosa seta. I materiali di partenza erano diversi: bambù, corteccia di gelso, canapa, giunco; tali fibre vegetali venivano unite utilizzando la tecnica della “feltrazione” sottoponendole a 4 fasi di lavorazione: preparazione della pasta (le sostanze vegetali erano lasciate macerare in acqua e successivamente pestate sino ad essere ridotte in poltiglia), formazione del foglio (la pasta era stesa su di un telaio rivestito di una rete finissima che conferiva forma,spessore e dimensioni), essiccazione (la rete finissima permetteva il deflusso dell’acqua) e collatura.


Da sinistra: preparazione della pasta; formazione del foglio; La procedura, e rimasta sempre quasi inalterata sino ai giorni nostri

PER APPROFONDIMENTI:

ORGANO (Strumento musicale)

… Esce solo per andare a messa, alla prima messa, quella delle cinque, quando non c'è nessuno. A quell'ora servizio di organo non ce n'è …

(da "il gattopardo", capitolo settimo)

L’invenzione dell’organo a canne viene tradizionalmente attribuita a Ctesibio di Alessandria (III secolo a.C.). Pur conoscendo la sua grande abilità nel realizzare automi e strumenti musicali, non è chiaro come abbia potuto avere lo spunto per realizzare l’organo idraulico che già nella sua semplicità, era dotato di canne e mantice (similmente agli organi moderni).


Prototipo di Hydraulis (museo svizzero dell’organo)


Il problema degli organi è sempre stato quello di garantire un costante afflusso d’aria alle canne; nel caso di Ctesibio, il mantice era azionato da un meccanismo ad acqua da cui lo strumento deriva il nome: “hidraulos”: Aulos (una specie di flauto od oboe), che funziona ad acqua.


Schema dell’organo con mantice a mano (Dom Bedos de Celles: "L'art du Facteur d'Orgues" 1766)


L'hydraulos fu concepito come oggetto di curiosità scientifica, per dimostrare cosa poteva fare l'acqua ed è per questo motivo che non vi fu la naturale evoluzione a "strumento musicale", cosa che accadde successivamente in Grecia.  Dobbiamo ringraziare i romani se noi oggi usufruiamo dell'organo infatti quando questi invasero il territorio ellenico, conquistandolo intorno al 146 a.C., lo considerarono di grande valenza ed importatolo a Roma ne fecero largo uso in teatri e circhi.


Insieme di canne d’organo moderno


In tale periodo l'organo venne rivisto nella sua funzionalità sia da Erone d'Alessandria che dal celebre Vitruvio. Furono costoro che ne mutarono radicalmente il funzionamento da idrico a pneumatico, rendendolo finalmente un vero e proprio strumento musicale

L'organo della Cattedrale di Salem, in Germania


Tastiera dell’organo restaurato della Cattedrale di Andria



PER APPROFONDIMENTO:

FORGIA

… il Gesuita si diresse di filato alla casa dello zio Turi. Non vi era mai stato ma sapeva che era una poverissima bicocca, proprio in cima al paese, vicino alla forgia di mastro Ciccu ...

(da "il gattopardo", capitolo quinto)
In questo caso il termine forgia (più propriamente fucina ma poco usato), è da intendersi come il luogo  ove si pratica la lavorazione dei metalli detta forgiatura. La forgia è lo strumento di cui si serve il fabbro per riscaldare un pezzo metallico prima e durante la lavorazione; il riscaldamento è prodotto da combustione di carbone attivata a mano  tramite mantice o ventilatore.

Ambiente di lavoro del fabbro: sulla destra la forgia (innestato lateralmente si intravede il mantice)

è un processo di produzione industriale di trasformazione per deformazione plastica di pezzi metallici a sezione varia, solitamente portati ad alta temperatura (superiore alla temperatura di ricristallizzazione) e lavorati quindi con ripetuti colpi di un maglio o una pressa per forgiatura, che cambiano permanentemente la forma del pezzo, senza portarlo a rottura.

           
Esempi di forgiatura: ricciolo/decoro per inferriate (sulla sinistra), ferro di cavallo (sulla destra)


La lavorazione avviene in corrispondenza della transizione da ferrite (soluzione solida interstiziale costituita da ferro alfa e carbonio) ad austenite (soluzione solida interstiziale costituita da ferro gamma e carbonio); lo scopo è la produzione di “sbozzati e semilavorati massivi”, che saranno poi portati a dimensione finale, tramite successive e più precise lavorazioni per deformazione plastica (in epoca più recente mediante l’utilizzo di macchine utensili).


A sinistra la forgia; a destra vetusti utensili per la forgiatura

Altri due importanti accessori della fucina: a sinistra il maglio, a destra il mantice


Le operazioni elementari della forgiatura sono: la stiratura (eseguita per allungare e appiattire il pezzo), la rifollatura, o ricalcatura, (ha effetto opposto all’operazione precedente), la strozzatura, la foratura, il taglio e l’ incurvatura.

Forgia, incudine e maglio


APPROFONDIMENTO :

DONNAFUGATA (Palazzo barocco)

… Dalle pareti a calce si riflettevano sul pavimento, tirato a cera, gli enormi quadri rappresentanti i feudi di casa Salina: spiccanti a colori vivaci dentro le cornici nere e oro si vedeva Salina, l'isola dalle montagne gemelle, attorniate da un mare tutto trine di spuma, sul quale galere imbandierate caracollavano; Querceta con le sue case attorno alla tozza Chiesa Madre verso la quale procedevano gruppi di pellegrini azzurrognoli; Ragattisi stretto fra le gole dei monti; Argivocale minuscolo nella smisuratezza della pianura frumentaria cosparsa da contadini operosi; Donnafugata con il suo palazzo barocco, meta di cocchi scarlatti, di cocchi verdini, di cocchi dorati, carichi a quanto sembrava di femmine, di bottiglie e di violini …

(da "il gattopardo", capitolo primo)
Nel Gattopardo, Donnafugata, è il vocabolo più utilizzato (66 citazioni); ho scelto questa citazione perchè Donnafugata viene descritto come palazzo e non castello (come è comunemente conosciuto); inoltre in questa citazione, attraverso le rappresentazioni dei quadri, si fa l’elenco delle proprietà e quindi della ricchezza dei Salina. Da notare che contrariamente al suo aspetto esterno, il palazzo viene definito “barocco” (forse con riferito al periodo di costruzione).

Veduta dai campi del maestoso complesso di Donnafugata

Contrariamente a quanto il nome possa fare intendere, Il castello di Donnafugata (distante circa 15 chilometri da Ragusa), non è un vero e proprio castello medievale bensì una sontuosa dimora nobiliare del tardo '800. Il complesso sovrastava quelli che erano i possedimenti della ricca famiglia Arezzo De Spuches. L'edificio copre un'area di circa 2500 metri quadrati ed un'ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali accoglie i visitatori


Facciata con ampia veranda sull’ingresso principale del palazzo di Donnafugata - la foto è stata scattata  dalla torre gemella a quella visibile in fondo sulla destra dell’immagine


La residenza si articola su tre piani con oltre 120 stanze di cui soltanto una ventina sono oggi fruibili dai visitatori. Le stanze contengono ancora gli arredi ed i mobili originali dell'epoca, (è come fare un salto nel passato, al tempo degli ultimi "Gattopardo"). Ogni stanza, arredata con gusto personalizzato ed unico, vanta funzionalità diverse. Tra le altre si possono visitare: la stanza della musica decorata con bei dipinti "Trompe-l'oeil", la grande sala degli stemmi con riprodotti i blasoni di tutte le casate nobiliari siciliane, il salone degli specchi (decorato con stucchi), la pinacoteca con quadri neoclassici della scuola di Luca Giordano. Notevole, poi, il cosiddetto appartamento del vescovo, ambiente esclusivo per un alto prelato (un membro della famiglia Arezzo nel Settecento).

 
                                                     Stanza della musica e particolare dei decori 


                                                         Stanza del Vescovo e particolare




Stanza degli stemmi


Varie sono le ipotesi sull'origine del nome "Donnafugata" ma due in particolare vanno ricordate: la prima riconduce ad un episodio leggendario quale la fuga della regina Bianca di Navarra (vedova del re Martino I d'Aragona e reggente del regno di Sicilia), che venne imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, (aspirante alla sua mano e soprattutto al titolo di re); in realtà la costruzione del castello è successiva alla leggenda; la seconda è relativa alla libera interpretazione e trascrizione del termine arabo Ayn as Jafat (Fonte della Salute) che in siciliano diviene Ronnafuata, da cui la denominazione attuale.

Stanza degli specchi

Castello di Donnafugata 



Due immagini dell’area che conduce al parco: nella prima la scalinata con i due leoni scolpiti nella pietra; la seconda con in primo piano una  prosperosa sfinge 

Curiosità: Le foglie del grande ficus, che si trova all'entrata del parco del castello di Donnafugata, potevano essere affrancate e spedite come cartoline postali.


Approfondimento: