giovedì 19 giugno 2014

RESTUCCE

... Intorno ondeggiava la campagna funerea, gialla di stoppie, nera di restucce bruciate; il lamento delle cicale riempiva il cielo; era come il rantolo della Sicilia arsa che alla fine di agosto aspetta invano la pioggia …


(da "il gattopardo", capitolo secondo)

“Restucce”? questo termine ha attirato la mia attenzione sollecitandomi una certa curiosità; la ricerca in vari vocabolari della lingua italiana si è rivelata infruttuosa ma navigando ho trovato e scaricato dal web un documento: glossario (a cura di Alfredo Mazzanti) un vero colpo di fortuna in quanto il vocabolo Restuccia è descritto in un dizionario di dialetti gallo-italici della Basilicata e deve perciò intendersi come voce dialettale dell’Italia meridionale; è sinonimo di stoppia, essendo definita come: residuo di cereali dopo la mietitura. Le stoppie (o restucce) si bruciano e/o si rompono, cioè si interrano con la vangatura.

Il fuoco avanza divorando le stoppie, lasciando alle proprie spalle le nere restucce

Si tratta di una tecnica agricola conosciuta con il nome Debbio e praticata nell’intero bacino del mediterraneo. E’ un metodo arcaico di concimazione delle terre che sfrutta la cenere prodotta nell'incendio di “steli e foglie” dei cereali, rimasti sui campi dopo la mietitura. 

 Le stoppie: quanto rimane sui campi dopo la mietitura

Il Debbio è una delle operazioni tradizionali che ha radici nel periodo neolitico; viene praticata tradizionalmente per eliminare i residui di paglia non altrimenti utilizzabili, nella speranza di ottenere rese maggiori nel successivo raccolto e nella convinzione di ridurre i problemi fitosanitari (Mal del piede e Fusariosi, Ruggine bruna, Septoriosi, Oidio, coleottero Zabro gobbo). 

Un'immagine del 1893 che mostra la pratica del debbio

Non disponendo che della forza degli animali, il fuoco serviva ad eliminare un residuo altrimenti non utilizzabile. Le rese superiori che in alcuni casi possono derivare dall’adozione di tale pratica, non compensano adeguatamente l’insieme degli effetti negativi il primo dei quali è certamente la degradazione e l’impoverimento del suolo per la riduzione della sostanza organica, dei polisaccaridi e degli aggregati stabili, tutti fattori che migliorano la qualità del suolo. 

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